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mercoledì, ottobre 03, 2007

[News] Fumetti - L'ombra della luce

Credo che la cultura giapponese ci inquieti perché da un lato assomiglia abbastanza alla nostra da poterci riconoscere nei suoi valori, e dall’altro rimane comunque diversa a sufficienza da poterci ugualmente apparire aliena sotto una quantità di aspetti. Così, nel leggere le storie prodotte da autori giapponesi sulla quotidianità del Giappone, da un lato non abbiamo difficoltà a immedesimarci nei personaggi e nei loro sentimenti, e dall’altro non possediamo una risposta precisa alla domanda che spessissimo si fa strada dentro di noi: siamo davvero così anche noi, o sono soltanto loro a essere così? In altre parole: questa roba ci riguarda davvero strettamente, oppure riguarda un loro modo di concepire il mondo, il loro sistema di abitudini e valori? E se, come tipicamente accade, la risposta sta nel mezzo, dove si trova questo mezzo? Sino a che punto mi devo sentire coinvolto?
Di sicuro, quando arrivo a pormi domande come queste è perché già mi sono sentito coinvolto. E se mi sono sentito coinvolto è perché certi aspetti della società giapponese che ci sembrano angosciosi ed eccessivi ci appaiono in questo modo perché configurano in maniera più estrema aspetti simili che si manifestano anche presso di noi, e che già ci inquietano perché li conosciamo.
Che esistano siti Web di aspiranti suicidi è probabilmente un fatto vero, e se mai non lo fosse stato, il Web è un campo in cui le leggende metropolitane si trasformano immediatamente in realtà, per il semplice fatto di essere state raccontate e diffuse. Qualsiasi cosa che sia tecnicamente realizzabile trova presto qualcuno che la realizzerà sul Web, e qualcun altro che la seguirà, non appena l’idea si diffonda abbastanza da incontrare un terreno fertile.
Questi siti potrebbero fungere da rete per il sostegno reciproco allo scopo di sopravvivere, ma anche per il sostegno reciproco allo scopo di trovare il coraggio per compiere il gesto estremo. Tuttavia, che esista anche qualcuno che viene pagato per fungere da corriere e aiutare gli aspiranti suicidi a compiere l’estremo passo ci appare qualcosa di agghiacciante, e tanto più agghiacciante se questo corriere è un ragazzino. È solo roba da Giappone disumanizzato, oppure può succedere anche da noi? Perché no?
Leggiamo questa storia di suicidi assistiti sulle pagine di un bel manga, scritto e disegnato da Inio Asano e pubblicato da Kappa Edizioni, La città della luce. Ma non si tratta di una storia isolata, raccontata da sola: la città della luce, che dà il titolo al volume, è un quartiere residenziale, di grandi palazzi con appartamenti di buona qualità. Un posto dove si potrebbe vivere bene, ben collegati alla città dove si va per lavorare, poco lontano dal verde, e con tanta, tantissima luce solare. Il volume di Asano è composto di una serie di storie diverse e concatenate, a partire da quella dell’autore medesimo, impegnato nello scrivere una storia sul luogo che lo circonda; e la vicenda che ha per protagonista l’autore fa da cornice a un flusso narrativo così ben congegnato che il germe di ogni autonoma vicenda si trova già in una delle precedenti.
Così, ecco emergere pian piano l’orrore della quotidianità, in queste storie, un orrore che è tale proprio perché cresce lentamente, giorno dopo giorno, e tale non ci appare sino a quando non è davvero pienamente manifesto. L’abbandono di fatto da parte dei genitori porta un ragazzino a smettere di frequentare la scuola, e a vagare sino a trovarsi l’assurdo mestiere di assistente ai suicidi; ma il genitore – vedovo – è a sua volta vittima di una discriminazione che ne ha minato la salute mentale. Mentre il personaggio che ci viene introdotto come uno stupratore di bambine (e altro) si rivelerà in seguito non certo uno stinco di santo, ma nemmeno il mostro che abbiamo creduto essere all’inizio.
La realtà è dunque continuamente bifronte, e anche il fantastico vi può entrare senza che ce ne accorgiamo bene – persino senza che lo accettiamo. Asano ha certamente come maestro Katsuhiro Otomo, l’autore di Akira e di altri manga che avevano la vita urbana come argomento. Come Otomo, Asano deve aver letto e assimilato molti fumetti occidentali, forse più europei che americani. E come Otomo, li ha anche digeriti, e ha prodotto un fumetto giapponese capace, senza tanta retorica buonista, di confrontarsi con l’intimità, in cui anche l’onore – vero fulcro dell’etica nipponica – è parte della problematica, e non solo un valore indiscutibile.
Asano segue Otomo pure nello stile grafico, anche se forse non arriva a raggiungerne la fluidità di tratto. Ma il suo disegno resta ugualmente adatto a esprimere la complessità del racconto – con una capacità di montaggio davvero invidiabile – e adatto a esprimere insieme il senso di morte, ma anche il senso di vita che ci rimane, fortissimo, quando leggiamo questi racconti. Tra gli abitanti della città della luce si vivono storie tra il banale e il terribile, ma un’incerta (e forse ambigua) redenzione finisce comunque per essere permessa a tutti.

Inio Asano
La città della luce
Kappa Edizioni, Bologna 2007
pp. 224 in bn, € 8,50

A cura di Daniele Barbieri