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lunedì, luglio 23, 2007

[News] "Federico Colpi racconta Federico Colpi"

Sul sito cartoonmag è apparsa un'interessante intervista a Federico Colpi e visto che la consideriamo abbastanza importante, abbiamo deciso di riproporvela nella sua interezza:


1-Quale è stato il primo fumetto che hai letto (o anime che hai visto). E quale ha segnato il tuo percorso?

Il primo fumetto non saprei. Leggo fumetti più o meno da quando sono nato: mio padre aveva l'intera collezione di "Topolino", "Mandrake", "L'intrepido" e "Il monello", oltre a Crepax e Manara; da bambino mi ricordo che compravo i fumetti dei supereroi americani, in particolare "Batman", "L'Uomo Ragno" e "I Fantastici Quattro". "Superman" non mi è mai piaciuto particolarmente, anche se, sempre dalla collezione di mio padre, ho letto tutti i numeri di "Nembo Kid". Poi compravo "UFO" (la versione a fumetti del telefilm inglese), "Draculino", "Alan Ford", che avevo fin dal numero 1, e nutrivo una passione incredibile per "Mister No", anche perché i miei nonni materni venivano dal Brasile e mi affascinava leggere avventure ambientate in quel paese di cui tanto sentivo parlare.
L'incontro con i manga avvenne con "Il Grande Mazinga" della Fabbri, che a dir poco mi sconvolse per l'impostazione delle vignette e l'uso delle cosiddette "linee cinetiche", una novità per me che conoscevo solo il fumetto occidentale. Riuscii a farmi qualche "amico di penna" giapponese che mi inviava a ritmo piuttosto regolare libri di Nagai, Matsumoto, Ikegami e soprattutto "Akira", che lessi più o meno in tempo reale col Giappone, poiché un'amica mi spediva una volta al mese le pagine ritagliate dai "Young Magazine" del mese precedente.
Riguardo agli anime, direi "Goldrake", anche se tra i robottoni di Nagai è forse quello che amo di meno. Il mio preferito è senz'altro "Jeeg Robot", poi "Il Grande Mazinger".
Quelli che hanno segnato il mio percorso... direi tutti! Anche se sicuramente posso affermare di aver sempre amato di più il fumetto d’intrattenimento, italiano, americano o giapponese, rispetto a quello “artistico” francese, e di aver sempre avuto un’ossessione maniacale non solo per i contenuti, ma anche per la stampa, le copertine, la rilegatura di un prodotto editoriale.

2-Quando hai deciso di far diventare la tua passione per i manga e gli anime il tuo lavoro?

Praticamente subito! Già al primo anno delle elementari disegnavo dei fumetti di "UFO" e di altre serie televisive e li vendevo ai miei compagni a 50 lire l'uno. Fumetti di 12~18 pagine su carta di quaderno a righe, con tanto di logo "FCE - Federico Colpi Editore"! Poi partecipai alla nascita de "I Nostri Eroi", la prima fanzine occidentale di animazione, dove disegnavo vari fumetti e tenevo i contatti con i responsabili di Italia 1, Canale 5 e Rete4, al tempo tutte gestite da editori diversi. Mi facevo inviare sinossi, foto, tavole della programmazione e altro materiale da pubblicare. Una volta Alessandra Valeri Manera, appena arrivata a Reteitalia, la Mediaset attuale, mi chiese durante una lunga telefonata che tipo di personaggi il pubblico amava di più, e quando le dissi che erano fantascienza e robottoni, acquistò dal Giappone "La Regina dei 1000 Anni", "Golion" e "Goshogun"! Mi ricordo che qualche mese dopo mi inviò decine di magnifiche foto e cartelle stampa de “La Regina dei 1000 Anni” e ne rimasi affascinato.
Terminata l’esperienza de "I Nostri Eroi" cominciò poi quella di "Yamato", che ne assorbì molti spunti nonché parte del personale, me compreso. Per “Yamato” però lavorai per un solo numero, non ricordo se disegnando un fumetto di "Golion" o de “L’Uomo Tigre II”.
Al liceo lasciai perdere queste attività per cercare di diventare un fumettista professionista “imitando” Otomo e per concentrarmi sullo studio. Inviai miei fumetti a vari editori, che li rispedirono subito al mittente dicendo che un fumetto doveva avere due o massimo tre vignette a pagina e che il mio tratto ricordava troppo i cartoni giapponesi, “prodotti commerciali privi di valore artistico e che dunque neppure meritano di essere presi in considerazione da un editore”.
Verso la fine del liceo cominciai a tradurre dal giapponese saggi di sociologia per vari editori e quando mi trasferii a Tokyo nel ‘90 mi ritrovai per caso a lavorare nel campo dell'animazione. Traducevo in giapponese libri spagnoli e italiani per Nippon Animation e qualcosa anche per Marco Pagot, che era spesso a Tokyo per "Sherlock Holmes" e altre serie che aveva in co-produzione. Questi contatti divennero l'occasione per iniziare a lavorare nell'ambiente.

3-Così giovane e già con tanti obiettivi raggiunti e ancora tanti da raggiungere, raccontaci come hai fatto?

A parte l’estrema relatività della definizione “giovane”, credo di esserci arrivato innanzitutto con la passione e un'impostazione per il lavoro che deve molto agli insegnamenti dei miei nonni e alle mie esperienze (escludendo il periodo come agente per Granata, Glénat e Planeta, ho sempre lavorato sotto datori di lavoro giapponesi, dunque con un’educazione prettamente nipponica e “spartana”). È l'etica di quello che in Veneto si chiama "Tasi e Tira" ("taci e lavora") e che in Giappone è l'annientamento completo della privacy in favore dell'attività lavorativa. Anche se, dopo certi fatti che mi hanno particolarmente segnato, mi capita spesso di esprimermi pubblicamente, di fatto preferisco "tacere e lavorare" e soprattutto (anche questo è un insegnamento familiare) non cominciare mai nulla se non sono sicuro di poterlo portare a termine nel migliore dei modi. Rivoltandolo, questo atteggiamento mentale significa anche dare il massimo in qualsiasi cosa che si fa. Naturalmente pretendo anche lo stesso da ogni mio interlocutore ed è uno dei motivi per i quali spesso mi trovo molto male a lavorare con molti operatori italiani che gestiscono i rapporti non sulla professionalità ma sulla furbizia o, peggio, l’inganno.
Poi a spingermi è anche e soprattutto il desiderio di volermi sempre provare in qualcosa di nuovo: mi piace mettere in piedi nuove iniziative, farle partire e vederle funzionare, ma una volta che iniziano a muoversi per conto loro perdo tutto l'interesse e passo all'iniziativa successiva. Proprio per questo nel 2001, quando conclusi il contratto di "Gundam" per la defunta Dynamic Italia, decisi di ritirarmi da questo ambiente, perché ormai avevo portato in Europa tutti i cartoni che mi interessavano, e dopo il tris "Evangelion" + "Cowboy Bebop" + "Escaflowne" non riuscivo più a individuare nuove serie che mi piacessero veramente. Se non fossero successe certe cose, sicuramente ora starei lavorando in tutt'altro settore, probabilmente con guadagni molto più elevati e qualche sana ora di sonno in più al giorno, e il famoso "Dynamic Group of Companies" sarebbe ancora in piedi, gestito da qualcun altro. Anzi, quasi sicuramente sarebbe andata in porto la fusione con un editore italiano e/o una compagnia americana di audiovisivi con le quali proprio nel 2001 stavamo ultimando degli accordi. Credo che se fosse andata veramente così, l’intero panorama europeo di anime e manga oggi sarebbe molto diverso!

4-Cosa consigli ai giovani che intendono seguire un persorso come il tuo?
(domanda posta da Francesco Apuzzo, scelta dalla redazione di cartoonMag tra quelle arrivate)

Non lasciarsi scappare nessuna occasione e mantenere una grandissima curiosità verso tutto ciò che li circonda, senza pregiudizi. Abituarsi a prendere decisioni precise e veloci senza tentennare, imparare a cercare anche nelle situazioni di crisi gli elementi positivi e stimolanti. E avere tanta pazienza. Diciassette anni per portare “Goldrake” in Italia sono tanti, ma non mi pento degli sforzi fatti.

5-Quanto impegno richiede un'azienda come la d/visual quando sei alla direzione?

Moltissimo. Il mio socio e io lavoriamo sette giorni su sette e la giornata lavorativa media è di 22~23 ore. Da quando è nata d/visual dormiamo in media tre~quattro ore per notte, ma ancora non basta per fare tutto quello che dovremmo fare. Ci consideriamo molto fortunati ad avere dei compagni di lavoro veramente stupendi, sia a Taiwan che in Italia. Sono l'elemento di d/visual di cui sono più orgoglioso. È estremamente difficile trovare delle persone in gamba - un esempio: finora abbiamo provato circa 60 traduttori, molti dei quali già attivi per altri editori, ma di validi ne abbiamo trovati alla fine solo due.
La parte più pesante del lavoro, soprattutto con l'età, direi che sono gli spostamenti. Da gennaio a maggio di quest'anno ho passato in casa 13 ore, il tempo necessario per tornare dall'aeroporto a casa, farmi la doccia e il bucato, rifare le valigie e tornare in aeroporto. Mi capita spesso di svegliarmi all'improvviso e per qualche minuto non riuscire a capire dove sono fino a quando non accendo la televisione e sento in che lingua parlano... Quando una volta mi è capitato a casa mia sono rimasto particolarmente shoccato.
Poi è estremamente stressante dal punto di vista psicologico trovarsi a difendere gli interessi di varie parti in contrasto tra loro, offrendosi all’opinione pubblica come “bersaglio” o copertura. Soprattutto in un ambiente come quello giapponese, dove il rapporto non è mai diretto ed esplicito, ma giocato su un’infinità di allusioni e negazioni che vogliono essere affermazioni, mantenere una relazione personale o di lavoro può essere veramente estenuante e richiede una solidità psicofisica non indifferente. Non a caso nell’ambiente dell’editoria i suicidi sono all’ordine del giorno. Noi molto spesso ci siamo dati in pasto alle critiche (vedi i famosi due anni di “ritardo” sui DVD di “Goldrake”) sacrificandoci come capro espiatorio per scelte che non avevano nulla a che fare col nostro volere, e lo facciamo spesso tutt’ora. È una logica estremamente difficile da capire o condividere in occidente, ma che dobbiamo accettare e subire in quanto editori giapponesi.

6-Cosa fa Federico Colpi nel tempo libero (sempre se ne ha?)

Ho trascorso le mie ultime vacanze vere e proprie a fine 1999, concedendomi quindici giorni nel sud del Giappone. Da allora, appena ho un paio di giorni liberi nel fine settimana, vado a Okinawa, prendo a noleggio una moto e vado alla scoperta di spiagge sconosciute ai turisti. Quando sono a Tokyo o a Taipei, fondamentalmente di tempo libero non ne ho. Di solito prima di dormire vado a fare lunghe passeggiate, durante le quali rimetto in ordine i miei pensieri: scoprire Taipei o Hong Kong di notte, quando le strade sono vuote, è un'esperienza affascinante, anche perché come Tokyo sono città estremamente tranquille.

7-Critiche su critiche da parte di molti utenti riguardo le traduzioni dei manga o il doppiaggio degli anime che sopratutto nella fastlane del vostro sito si scatenano, accusandovi di aver tradotto male un nome, un titolo o addirittura di aver messo male qualche accento. Secondo te è un cercare il pelo nell'uovo?

Ognuno ha le proprie opinioni ed è giusto che le esprima. Noi cerchiamo di fare il nostro lavoro al meglio, però a volte capita che ci scappi un errore. Quello che mi rattrista di più è che sembra che si vada alla ricerca del pelo nell'uovo e sfugga invece la trave nell'occhio: la maggior parte dei manga e dei cartoni animati che si vedono in Italia non sono tradotti, ma "inventati", eppure il pubblico non si indigna, ma perde settimane e settimane a discutere su perché una persona dica "Grande Mazinger" invece di "Great Mazinger" (e poi magari si inventa castronerie come Daisuke "il grande crostaceo"). Quando ho letto l'intervento di un lettore che sosteneva che non riteneva grave tradurre - come ha fatto un altro editore - "Scaldate i motori" con "Oggi tira una brezza calda", ma trovava inaccettabile che “Synchroprotector” venisse tradotto con “Sincroprotettore", mi è sinceramente passata la voglia di perdere ore e ore di lavoro per verificare le traduzioni. Allora tanto vale che anche noi ce ne freghiamo degli autori, della nostra dignità di editori e del rispetto del pubblico e invece di perdere tempo e soldi a tradurre ci inventiamo i testi dei fumetti che pubblichiamo. Sicuramente guadagneremmo molto di più in salute psicofisica e in tintarella.

8-Non mancano anche le vostre accese critiche agli altri editori. Perché tanto fervore?

Ti faccio alcuni esempi. Se vai nelle fumetterie e guardi ad esempio i CD musicali con le sigle degli anime vedrai che sono quasi tutti pirata e hanno bollini SIAE con nomi di editori e distributori che sono anche nostri concorrenti; i primi DVD pirata di “Goldrake” e “Jeeg Robot” sono stati distribuiti da un grande editore italiano di manga. La competizione esiste quando si combatte ad armi pari: quando i tuoi concorrenti hanno la possibilità di finanziarsi attraverso la pirateria, è chiaro che si tratta di una lotta persa in partenza. Molti operatori giapponesi chiudono uno o entrambi gli
occhi di fronte a questi fatti, ed è per questo che noi lavoriamo
solo con gli autori o direttamente con gli amministratori dei nostri
fornitori giapponesi. In questi diciassette anni ho sentito fin troppe storie di responsabili degli uffici esteri degli editori e degli studios giapponesi che nei loro viaggi in Europa si ritrovavano nella camera d’albergo signorine nude gentilmente offerte da qualche editore locale, o che nella confezione della bottiglia di vino o dei dolci che ricevevano in regalo trovavano “casualmente” una mazzetta di banconote. Non metto in dubbio che anche autori e amministratori possano essere sensibili di fronte alla prospettiva di ritrovarsi qualche graziosa signorina sotto la doccia, ma alla fine le scelte editoriali che essi fanno vanno solo nell’interesse della loro opera o del profitto della loro azienda, senza che certi tentativi di corruzione facciano l’effetto che fanno invece su un semplice impiegato dell’ufficio esteri.
Mi permetto una digressione riguardo ai bollini SIAE, visto che c’è molta confusione in giro. Il fatto che un prodotto abbia il bollino non significa che esso è legale. Qualsiasi prodotto che NON lo abbia è sicuramente illegale, ma quando un editore presenta la domanda alla SIAE accompagnandola con contratti dai quali risulta che ha comprato i diritti dalla Kakapoko Corporation di Tokyo o dalla Bakibaki International di Osaka, la SIAE, nei dieci giorni che le sono concessi dalla legge per emettere in bollini, non ha la possibilità di verificare se quei contratti sono veri e falsi. Proprio per questo abbiamo lottato per anni per raggiungere un rivoluzionario accordo tra SIAE e ACCS giapponese, in base al quale SIAE sarà presto in grado di verificare la proprietà effettiva di tutti i diritti e dunque di rifiutare l’emissione del bollino a chi presenta documenti falsificati. È un passo fondamentale per portare la concorrenza in Italia a uno stato di equità, anche se, come è risaputo, continuano ad esistere editori che guadagnano comunque illegalmente ristampando opere di cui non hanno più i diritti.

9-Ci puoi raccontare dell'aggressione che hai subito qualche settimana fa, e se ha cambiato in qualche modo le tue consuete abitudini?

Cinque anni fa scoprimmo casualmente che un'azienda italiana aveva assoldato un'agenzia investigativa giapponese per pedinarmi e raccogliere informazioni, alla ricerca di una qualsiasi cosa di irregolare (tasse non pagate o altro) che potesse consentire loro di presentare una denuncia anonima e di fare in modo che io fossi sbattuto fuori dal Giappone. Trovammo i rendiconto di due mesi di pedinamenti, i miei estratti conto bancari, le dichiarazioni delle tasse e altro materiale che dovrebbe essere riservato e personale. Ci fu una persona che cercò di penetrare di notte nel nostro ufficio e scoprimmo che tutta la nostra mail veniva "spiata" dall’Italia e dal Belgio - cosa che poi si ripeté varie volte.
Questa volta, delle persone armate si sono appostate su entrambe le strade che conducono al nostro ufficio. Tengo a far notare, visto che qualcuno ha commentato che si tratta di “ordinaria delinquenza urbana”, che Tokyo è una città dove una ragazza può andare in giro da sola alle tre di notte senza temere nulla e che gli agguati armati, al di fuori delle lotte tra mafia, sono così rari che una cosa come quella che mi è capitata andrebbe a finire nei telegiornali se fossi
un giapponese invece di un "gaijin".
Il fatto che qualche settimana prima dell’agguato l’azienda italiana che al tempo mi aveva fatto pedinare abbia cominciato a inviare fax deliranti e minacciosi a Dynamic Planning e che il nostro ufficio sia stato bombardato da telefonate anonime, hanno condotto sia noi che la polizia alla conclusione che i mandatari di questa aggressione - che, ripeto, è assolutamente atipica per una città come Tokyo - siano proprio loro. Adesso, su indicazione della polizia, lavoro in un posto nascosto, lontano dall'ufficio e sorvegliato da agenti in borghese; esco solo di giorno - un dramma per uno come me che ama passeggiare di notte! - e spesso sono scortato, oppure indosso un giubbotto antiproiettile sotto i vestiti, cosa piuttosto scomoda in estate.

10-Le fumetterie italiane si potranno un giorno affidare anche alla d/fusion come unico fornitore?

Sarebbe l’ideale oggi, ma dubito sinceramente che accadrà. Anche se mi viene chiesto spesso, trovo insensato investire in campi come la distribuzione o la stampa. Non so se ci vorranno cinque o dieci anni, ma sono convinto che la distribuzione nel campo dei fumetti e degli audiovisivi sia destinata a scomparire, per svariati motivi. La spesa maggiore per un editore sono la carta e costi di distribuzione, magazzino, dogana ecc., che influiscono su circa il 60~70% del prezzo finale del prodotto. Sul lungo termine, considerando anche l’impatto ambientale, è molto più sensato offrire a noleggio al pubblico un apparato di carta elettronica su cui scaricare i nuovi fumetti, come pressocché tutti in Giappone si preparano a fare, e abbandonare sia la stampa che la distribuzione “fisica” di libri. Produttori come Sony, NEC e altri negli ultimi anni stanno dimostrando a noi operatori del settore tecnologie veramente stupefacenti, e in Giappone e negli USA c’è già chi si sta preparando alla loro applicazione pratica. La trasmissione di audiovisivi online è già una realtà. Pensa solo se noi potessimo far arrivare i nostri prodotti direttamente nelle case dei lettori senza affrontare stampa, spedizioni, dogane... È un sogno che speriamo di realizzare molto presto e che finirà per rendere la distribuzione completamente inutile, soprattutto in un paese come l’Italia che probabilmente è uno dei mercati con i margini di guadagno più bassi e il pubblico più esigente.

11-Napoli Comicon: cosa ti ha lasciato di positivo e di negativo la manifestazione napoletana?

Il calore del pubblico, la possibilità di mostrare a Go Nagai quanto è amato, lo storico incontro Nagai-Moebius, la felicità e il piacere di conoscere personaggi stupendi come Anna Teresa Eugeni e Vince Tempera. Di negativo, senz'altro cinque chili di grasso che dopo due mesi non riesco ancora a buttar giù.

12-Alla fine dell'intervista a Go Nagai ricorderai un piccolo aneddoto, il Maestro nel caos aveva dimenticato per un attimo come disegnare il volto di Jeeg (su richiesta da parte di un giornalista) e fosti tu a ricordarglielo buttando giù su un pezzo di carta le linee principali del volto terminando in uno splendido disegno del robot... Federico Colpi dunque nasconde anche un talento come disegnatore?

È la seconda volta che mi capita, la prima fu a Lucca quindici anni fa! Questa volta lo avevo avvertito di due cose, prima di partire: prepararsi una risposta per chi gli avrebbe chiesto quando finirà "Mazinsaga" ed esercitarsi a disegnare "Jeeg"! Invece si è concentrato fin troppo sulla prima cosa (ha addirittura ricominciato a disegnare "Mazinsaga" dopo anni!!) e ha completamente rimosso la seconda... Comunque, come dicevo, ho disegnato fumetti fino a quando ero bambino e ancora adesso molti dei nostri prodotti, soprattutto a Taiwan e in altri paesi europei, escono con copertine e disegni "segretamente" fatti da me!

13-Puoi rivelarci in anteprima qualche uscita inedita dei prossimi mesi che sia manga o anime?

Riguardo ai dettagli, riserviamo gli annunci al nostro sito! Posso però confermare che abbiamo esteso il rapporto con Gentosha ad altri capolavori come “La canzone dell’innocente”, “God Save the Queen”, “Il labirinto di Morfeo” e altre opere di Trawar Asada. Credo che al momento abbiamo una ventina di titoli Gentosha in catalogo. Abbiamo inoltre ampliato il contratto con Ishimori Production per portare in Italia altri titoli di questo grande maestro; abbiamo poi ottenuto i diritti per l’opera omnia di un autore che troviamo geniale. Gli altri “indizi” li puoi rinvenire nella nostra politica editoriale: stiamo cercando di portare tutti quegli autori che hanno “fatto storia”, che hanno rappresentato momenti di rivoluzione o grande innovazione nel manga, perciò non possono mancare alcuni nomi che annunceremo presto.