
Nello scrivere Ghost in the Shell e altri fumetti come Appleseed e Dominion Conflict, Masamune Shirow ha pensato e creato un universo complesso, ipertecnologico e affascinante. Nel suo futuro, gran parte degli uomini sono collegati alla rete, a cui possono accedere non soltanto mediante terminali fisici, ma soprattutto attraverso impianti situati nel loro stesso cervello. Diversi uomini sono diventati cyborg, ovvero esseri in parte organici in parte robotici. Quello che differenzia un cyborg integrale da un robot è la presenza di un cervello umano e del Ghost, ovvero dell'anima, qualcosa di intrinseco e inspiegabile che permette agli uomini di "sentire" sensazioni particolari. Il Ghost è l'istinto non mediato dai calcoli. Ma cosa accade se le IA (intelligenza artificiale) diventano tanto evolute da rivendicare esse stesse i diritti di un essere umano? Questo è lo scenario in cui si svolge Ghost in the Shell, capace di proporre, oltre a un racconto d’azione e investigazione, anche notevoli e complessi problemi etici e morali. Colpi di scena, riflessioni scientifiche e filosofia si alternano in un mix estremamente accattivante ed efficace, dando vita da un vero e proprio capolavoro dell’animazione nipponica che ha generato svariati seguiti che nulla hanno da invidiare al primo film.
Siamo a Tokyo nel 2029 anno in cui sulla terra la tecnologia ha raggiunto livelli altissimi tanto da integrare nella biochimica apparati tecnologici. Ecco quindi nascere le nanomacchine, grazie alle quali è facilissimo impiantare nel proprio corpo innesti capaci di far interagire la gente con la rete mondiale. La storia si svolge a NewPort City, un'immensa metropoli giapponese, forse figlia di una mostruosa conurbazione Tokyo-Yokohama. Una città che unisce baracche di lamiera e grattacieli che ricordano molto da vicino gli scenari di Blade Runner, high-tech scintillante e indicibile miseria, zaibatsu agguerrite e giochi di potere, traffico d'armi e droga, criminali informatici e arti marziali... In questo scenario tenebroso si muove il corpo speciale della Polizia, la misteriosa Sezione 9, squadra adibita a compiti "sopra le righe". Gli agenti speciali della Sezione 9 non sono semplicemente poliziotti in gamba e bene addestrati, il loro stesso corpo è stato modificato per renderli migliori, più forti, più veloci. In alcuni di loro le modifiche sono state definitive e del loro corpo originario sono state conservate solamente alcune cellule cerebrali e lo "spirito", ovvero l'individualità, la coscienza, i ricordi. Questo spirito, per così dire, è rinchiuso in un "guscio" di titanio, uno scheletro bionico che li rende poliziotti perfetti.
Tali sono il maggiore Motoko Kusanagi, il cui corpo cibernetico ha le fattezze di una splendida donna dagli occhi di ghiaccio, il massiccio e grintoso Bateau ed il giovane e scanzonato Togusa.
La Sezione 9 si occupa dei casi più sporchi, sull'incerto confine tra l'azione di Polizia e il controspionaggio. Spesso i servigi degli agenti speciali sono richiesti dal Ministero degli Esteri per missioni "non ufficiali" che esigono la massima discrezione, nonché una certa mancanza di scrupoli. Del resto, perché mai un cyborg dovrebbe avere le stesse remore morali degli umani? O meglio, se gli umani tanto spesso non hanno remore morali di sorta, perché mai dovrebbero averle i cyborg che di umano hanno ben poco?
La sezione 9 usa armi e attrezzature strabilianti, dai lanciagranate in grado di abbattere un carro armato agli indumenti mimetici termo-ottici grazie ai quali ci si può rendere totalmente invisibile in pieno giorno, visori ad infrarosso, localizzazione satellitare GPS, possibilità di interrogazione diretta (tramite connettori cerebrali impiantati sulla nuca dei membri della squadra) di banche dati e computer centrali.
Un equipaggiamento del genere potrebbe sembrare esagerato, ma in realtà si rivela necessario, se non addirittura inadeguato, per poter affrontare ad armi pari i criminali con cui la Sezione 9 deve vedersela, costituiti da terroristi internazionali, hackers e criminali ipertecnologici senza volto, tra cui domina l'oscuro e sfuggente Signore dei Pupazzi, una misteriosa entità in grado di forzare qualunque settore della Rete, di scardinare le protezioni d'accesso più robuste, di scatenare virus nelle banche dati globali, di prendere il controllo di ogni sistema informatico e di usarlo per i suoi scopi.
Il film pernea sull'eterno conflitto interiore che Motoko ha dentro di se causato dalla sua condizione di cyborg-umano. Può un robot avere un'anima ed una coscienza? Cos'è la vita? Basta un cervello pensante per poter affermare di esistere e di essere vivi? In un mondo dove i cervelli sono collegati alle macchine e i robot si innamorano tra di loro cosa è in realtà la vita? Qual'è la linea che separa l’uomo (quindi la vita) dalla macchina?
Una possibilità di riposta a tutti questi quesiti viene data a Motoko dal signore dei pupazzi, che altri non è che un sistema informatico avanzatissimo dotato di IA ma così evoluto tanto da prendere coscienza di sé e quindi di agire in completa autonomia. Abbiamo quindi un’estraneazione di questo personaggio da quelli che erano i compiti per cui era stato creato (compiere crimini informatici) ed un avvicinamento a Motoko che sempre più preoccupata della sua condizione (scopre infatti che i suoi dati personali sono falsi e che quindi potrebbe non essere mai esistita) decide di ricominciare una nuova vita, con un corpo nuovo ma con lo spirito di un tempo grazie all'unione-fusione con il signore dei pupazzi. Questa unione avviene in un vecchio museo con l'aiuto di Batou e segna per Motoko non solo la sua rinascita ma l'avvio di una nuova era di IA e del progresso per l'umanità. Era inevitabile l'unione dei due, i loro destini li hanno portati ad incontrarsi e forse la cosa più importante non è la vita in generale, ma ciò che in essa è contenuto.